abdullah ocalan guerra e pace

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    Alla societ turca offro una soluzionesemplice. Chiediamo una nazione

    democratica. Non siamo contrari n allostato unitario, n alla repubblica.Accettiamo la repubblica, la sua strutturaunitaria ed il laicismo, ma crediamoche debba essere ridefinita come uno

    stato democratico che rispetti i popoli,le culture ed i diritti. Su questa base iCurdi devono essere liberi di organizzarsiin modo tale da poter vivere la propria

    lingua e cultura e da potersi sviluppareeconomicamente ed ecologicamente.Curdi, Turchi ed altre culture potrebberocos vivere insieme in Turchia, sotto lostesso tetto di una nazione democratica.Ci per possibile soltanto con unacostituzione democratica ed una strutturagiuridica avanzata che garantiscail rispetto delle diverse culture.Guerra e Pace in Kurdistan

    Abdullah calan

    Iniziativa Internazionale

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    Abdullah calan:

    Guerra e Pace in KurdistanProspettive per una soluzione politica della questione curda

    Prima edizione Abdullah calan

    Edito da:Iniziativa InternazionaleLibert per Abdullah calan Pace in KurdistanTel: + Fax: + Casella Postale: , D- Klnhttp://www.freedom-for-ocalan.com/italiano/

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    Guerra e Pace in Kurdistan

    Prospettive per una soluzione politica

    della questione curda

    Abdullah calan

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    Indice

    Guerra e Pace in Kurdistan Premessa Etimologia delle parole Curdo e Kurdistan Area dinsediamento curdo e lingua curda Un breve cenno alla storia curda

    Lotte per la spartizione delle risorse, guerra e terrore di stato

    in Kurdistan Il colonialismo europeo ed il dilemma curdo La base ideologica delloppressione colonialee la politica di potere in Kurdistan

    Negazione ed Abnegazione Assimilazione

    Religione e nazionalismo Nazionalismo borghese Identit curda e resistenza curda Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK)

    Breve storia delle origini del PKK Principali critiche

    Nuovi approcci strategici, filosoficie politici del movimento di liberazione curdo Situazione attuale e suggerimenti per una sua soluzione

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    Premessa

    La vita quotidiana del Medio Oriente dominata da numerosiconflitti che spesso appaiono incomprensibili agli occhi occi-dentali in quanto sembrano collocarsi al di fuori della loro lo-gica. Lo stesso vale per la questione curda, uno dei conflitti picomplessi e sanguinosi del Medio Oriente, tuttora in attesa diuna soluzione. Fino a quando per tutte le dimensioni di que-

    sto conflitto non saranno discusse in maniera egalitaria, il con-flitto continuer e si aggraver ulteriormente, con la creazionedi nuovi problemi ancora pi complessi. Le dimensioni sto-rica, economica e politica della questione curda sono di granlunga pi intricate di quelle del conflitto arabo-israeliano, ilquale, a differenza della questione curda, gode dellattenzione

    dellopinione pubblica. La conoscenza del conflitto in Kurdi-stan invece limitata. Se si considera che ha luogo in una delleregioni pi centrali del Medio Oriente, sia per importanza de-mografica che geostrategica, questa mancanza di conoscenzasi traduce spesso in unanalisi unilaterale e superficiale di unproblema molto complesso.

    Visto che larea in cui sono presenti i curdi si estende su ter-ritori attualmente appartenenti ad Arabi, Persiani e Turchi, laquestione curda ha necessariamente uninfluenza notevole subuona parte della regione.

    Giungere ad una soluzione in una zona del Kurdistan avreb-be effetti positivi anche sulle altre zone del Kurdistan e suglistati confinanti. Viceversa lapproccio distruttivo da parte di

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    una nazione pu avere effetti negativi per la soluzione dellaquestione curda anche nelle altre nazioni. La morfologia com-plessa della regione curda sembrerebbe creata apposta per lalotta armata, e i curdi fin da tempi immemorabili si sono tro-vati a combattere contro la colonizzazione o contro la conqui-sta da parte di potenze straniere. La resistenza diventata parteintegrante della loro vita e cultura.

    Per iniziare un processo di soluzione di un conflitto, bisogna

    prima di tutto riconoscerne lesistenza e bisogna definirlo. Nelcaso specifico della questione curda quindi di fondamentaleimportanza definire realisticamente il fenomeno curdo. Ma proprio qui che inizia buona parte del disaccordo. Mentre gliArabi chiamano i Curdi gli Arabi dello Yemen, i Turchi lichiamano i Turchi delle montagne e i Persiani li considerano

    la loro controparte etnica. Non ci si deve stupire pertanto se laposizione politica di questi stati rispetto alla questione curda caratterizzata da discussioni sulle varie definizioni.

    La questione curda non nata dal nulla, il prodotto di unlungo processo storico. Non ha molto in comune con questio-ni simili in altre parti del mondo. Al contrario si distingue per

    numerose peculiarit e differenze fondamentali, che devonoessere definite se si vuole giungere ad una soluzione. Qualun-que politica che si fondi esclusivamente su una base apparente-mente comune porta a problemi irrisolvibili. Una politica cheabbia come obiettivo finale una soluzione deve fare unanalisirealistica del fenomeno, che tenga conto sia del background

    nazionale, politico e sociale che di tutte le parti coinvolte nelconflitto. Riconoscere lesistenza del fenomeno curdo quindiindispensabile. Ma questo, daltra parte, non possibile senzauna conoscenza del background storico.

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    Etimologia delle parole Curdo e Kurdistan

    Il nome Kurdistan risale alla parola sumerica Kur, con la

    quale oltre anni fa si definiva la montagna. Il suffissoti stava ad indicare lappartenenza. La parola Kurti signi-ficava quindi trib delle montagne o popolo delle monta-gne. I Luvi, un popolo che viveva nellAnatolia occidentalecirca . anni fa, chiamavano il Kurdistan Gondwana chenella loro lingua significava terra dei villaggi. In curdo ancor

    oggi gond significa villaggio. Durante il dominio degli As-siri i Curdi vennero chiamati Nairi che significava il popolovicino al fiume.

    Nel Medioevo, durante la dinastia dei sultanati arabi le re-gioni curde erano chiamate Beled-Ekrat. I sultani dei Selgiu-chidi che parlavano persiano furono i primi ad usare nei loro

    comunicati ufficiali la parola Kurdistan, la terra dei Curdi.Anche i sultani ottomani chiamarono Kurdistan la regionedove erano insediati i Curdi. Nome che venne usato comune-mente fino agli anni venti del secolo scorso. A partire dal lesistenza dei Curdi fu negata, soprattutto in Turchia.

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    Area dinsediamento curdo e lingua curda

    Eppure la loro esistenza una realt. Il Kurdistan comprendeunarea di . km, circondata dalle zone dinsediamen-to di Persi, Azeri, Arabi e Turchi dellAnatolia. E una dellearee pi montagnose e ricche di foreste ed acqua di tutto ilMedio Oriente, attraversata da numerose pianure fertili. Damigliaia di anni si praticano qui lagricoltura e lallevamento

    del bestiame. Qui ebbe inizio la rivoluzione neolitica, quandoi cacciatori-raccoglitori decisero di insediarsi stabilmente ediniziarono a coltivare i campi. Regione chiamata anche culladella civilt o zona di passaggio. Grazie alla loro posizionegeografica, i Curdi sono riusciti a proteggere la loro esistenzacome comunit etnica fino ai giorni nostri. Dallaltro canto la

    posizione esposta degli insediamenti curdi ha spesso risvegliatolappetito di potenze esterne, e non sono mancate le incursionie le conquiste. La lingua e la cultura curde riflettono linfluen-za della rivoluzione neolitica, che si crede sia iniziata nella re-gione dei monti Zagros e Tauro. Il curdo appartiene al gruppolinguistico indo-germanico.

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    Un breve cenno alla storia curda

    E molto probabile che la lingua e la cultura curde iniziaronoa svilupparsi durante la quarta era glaciale (. .a.C.). I Curdi sono una delle pi antiche popolazioni au-toctone della regione. Verso il . a.C. si divisero in pirami. Nella storiografia i Curdi vengono menzionati per laprima volta come gruppo etnico insieme agli Hurriti (.

    . a.C.). Si presume quindi che i predecessori dei Curdi,gli Hurriti, vivessero in confederazioni e regni tribali insiemeai Mitanni, discendenti degli Hurriti, ai Nairi, agli Urarti ed aiMedi, strutture politiche che presentavano gi delle caratteri-stiche rudimentali simili allo stato. A quei tempi non si eranoancora ben delineate delle strutture sociali di tipo patriarcale.

    Sia nelle societ agricole del Neolitico che nelle strutture socia-li curde la donna occupava una posizione di preminenza, comeera evidente anche nella rivoluzione neolitica.

    Fu lo Zoroastrismo che tra il ed il a.C. cambi inmaniera definitiva il pensiero curdo. Lo Zoroastrismo promosseuno stile di vita caratterizzato dal lavoro nei campi, dove uomo

    e donna erano allo stesso livello. Lamore per gli animali occu-pava una posizione importante e la libert era considerata ungrande bene morale. La cultura zoroastriana influenz allo stes-so modo la civilt orientale che quella occidentale, dal momen-to che sia i Persiani che gli Elleni fecero proprie molte delle sueinfluenze culturali. La civilt persiana era stata fondata a suavolta dai Medi, che si pensa siano tra i predecessori dei Curdi.

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    Nelle storie di Erodoto si parla spesso di una divisione del pote-re tra questi due gruppi etnici nel periodo dellImpero Persiano.Lo stesso vale per lImpero Sassanide che gli succeder.

    Lera ellenica durante lantichit classica ha lasciato tracceprofonde nellemisfero orientale. I principati di Abgar ad Urfae Comagene, il cui centro si trovava nei pressi di Adiyaman-Samsat, ed il regno di Palmyra in Siria furono influenzati pro-fondamente dai Greci. In altre parole si pu affermare che

    qui che possiamo trovare la prima sintesi tra le influenze cul-turali orientali ed occidentali. Questa forma particolare di in-contro culturale dur fino alla conquista di Palmyra da partedellImpero Romano nel d. C., che nel lungo termine ebbedelle conseguenze negative per lo sviluppo dellintera regione.Neppure la comparsa dellImpero Sassanide pose fine allin-

    fluenza da parte dei Curdi. Si presume che in questo periodo( d. C.) si formarono in Kurdistan le strutture feu-dali. Con lo sviluppo del feudalesimo inizi a venir meno lacoesione etnica. La societ curda svilupp sempre pi strut-ture feudali e questo tipo di sviluppo indirizzato verso una ci-vilt feudale diede un contributo sostanziale alla rivoluzione

    islamica. LIslam si oppose alle strutture schiaviste e durantelera dellurbanizzazione oper un mutamento delle relazionietniche. Al tempo stesso rivoluzion la mentalit delle societfeudali dando loro una base ideologica.

    Il declino dellImpero Sassanide ( d. C.) aiut lIslama creare unaristocrazia curda di tipo feudale, fortemente in-

    fluenzata dallarabizzazione. Essa divent una delle pi fortiformazioni sociali e politiche di quel tempo. La dinastia curdadegli Eyyubi ( d. C.) si trasform in una delle pipotenti dinastie del Medio Oriente ed esercit una grande in-fluenza sui Curdi.

    Dallaltro lato i Curdi mantennero dei rapporti molto stret-ti col Sultanato Selgiuchida che nel prese il controllo su-

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    bentrando agli Abbasidi. Le dinastie curde che si susseguirono,come i Seddadi, i Buyidi e i Marwanidi ( ), si svilup-parono in piccoli stati feudali. Altri principati seguirono. SottolImpero Ottomano la classe governante dei Curdi godette diunampia autonomia.

    Il IX secolo inflisse ai Curdi profonde ferite. Il deteriorar-si dei rapporti con gli Ottomani vide il nascere di numeroserivolte curde. I missionari inglesi e francesi introdussero nella

    chiesa armena e in quella aramaica lidea del separatismo, con-tribuendo in tal modo ad aggravare una situazione gi di per scaotica. Non da ultimo le relazioni tra Armeni, Assiri e Curdipeggiorarono notevolmente. Questo processo inarrestabile sfo-ci nel , dopo la fine della prima guerra mondiale, con ilquasi totale annientamento fisico e culturale degli Armeni e

    degli Aramei, portatori di una cultura millenaria.Nonostante i rapporti tra Curdi e Turchi fossero stati seria-

    mente danneggiati, non ci fu allo stesso modo una rottura tra iCurdi da un lato e gli Armeni e gli Aramei dallaltro.

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    Lotte per la spartizione delle risorse, guerra eterrore di stato in Kurdistan

    In passato la posizione geostrategica del Kurdistan aveva ri-svegliato vari appetiti, trasformando la regione in una pedinanelle lotte per la distribuzione delle risorse e teatro di guerre eterrore di stato. La situazione odierna non diversa e affondale sue radici proprio agli albori della storia, quando il Kurdi-stan era continuamente esposto a attacchi e incursioni da parte

    di potenze straniere. Solo per citare alcuni esempi famosi, sipensi ai regimi fondati sul terrore degli Imperi Assiro e Scii-ta tra il ed il a.C. e alle campagne di conquista diAlessandro Magno. Alla conquista araba segu lislamizzazionedel Kurdistan. Per quanto lIslam si consideri una religione pa-cifica, fondamentalmente sempre stata unideologia di con-

    quista della nazione araba, diffusasi rapidamente in Kurdistan.LIslam si propag fino alle pendici dei monti Zagros e Tauroe le trib che opposero resistenza furono sterminate. LIslamraggiunse il suo punto di maggiore espansione nel d. C.Poi nel XIII e XIV secolo il Kurdistan venne invaso dai Mon-goli e la popolazione fu costretta alla fuga ed alla dispersio-

    ne. A seguito della battaglia di Chaldoran nel , vinta dagliOttomani, il confine orientale naturale dellimpero si spostancor pi verso est. Il trattato di Qasr-e-Shirin stabil ufficial-mente i confini dellIran e della Turchia sancendo la suddivi-sione del Turkistan, cos come la conosciamo ai giorni nostri.La Mesopotamia ed i Curdi si trovarono per lo pi compresinei confini dellImpero Ottomano. Fino al tra i princi-

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    pati ottomani e quelli curdi prevalse un clima di pace relativa,basato soprattutto sulla comune visione sunnita dellIslam. ICurdi aleviti e zoroastriani invece si opposero e si ritiraronosulle montagne per portare avanti la loro resistenza.

    A partire dal fino al declino dellImpero Ottomano ilCurdistan fu sconvolto da numerose ribellioni, generalmen-te represse in maniera cruenta e sanguinaria. Dopo la finedellImpero Ottomano la divisione del Kurdistan divenne an-

    cor pi profonda, il che inaspr maggiormente il clima di vio-lenza. Le potenze imperialiste nascenti dellInghilterra e dellaFrancia ridisegnarono i confini del Medio Oriente, affidando ilgoverno del Kurdistan alla Repubblica della Turchia, al vanito-so regno dellIran, alla monarchia dellIraq e al regime siriano-francese.

    La Turchia, pensando di aver perso buona parte dei suoiterritori originari, pass ad una rigida politica di assimilazio-ne, per rinforzare in questo modo lunit tra ci che rimanevadellimpero precedente. Qualsiasi segnale di esistenza di unacultura diversa da quella turca doveva essere sterminato e siarriv persino a vietare luso della lingua curda.

    La dinastia dei Pahalavi che in Iran aspirava al regno non sicomport in maniera tanto diversa, reprimendo nel sangue laribellione del capo tribale curdo Simko Shikak originario diUrmiye, come pure la lotta di emancipazione della repubblicacurda di Mahabad. Allinizio del XX secolo lo sci istitu unregime fondato sul terrore, nello spirito dellepoca nazifascista.

    LInghilterra e la Francia dal canto loro repressero i tentativicurdi di emancipazione nelle zone siriane del Kurdistan conlaiuto dei loro governanti arabi. Anche qui venne instauratoun regime coloniale sanguinario.

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    Il colonialismo europeo ed il dilemma curdo

    Guidata da ambizioni di supremazia geo-strategica e da aviditirrefrenabile, allinizio del XX secolo la politica europea di in-tervento in Medio Oriente divent sempre pi di tipo colonia-lista. Il suo fine principale era la sottomissione ed il controllodel Medio Oriente. Tutto ci signific per i Curdi una nuovaforma di colonizzazione, che si aggiungeva alle esperienze gi

    avute nel corso della storia. Questo conflitto ha una storia lun-ga che ci riporta indietro ai tempi dei Sumeri. Col capitalismooccidentale per il colonialismo assunse delle dimensioni finoad allora impensabili. Per i Curdi significava doversi confronta-re ancora una volta con dei soggetti colonizzatori nuovi, oltre alfatto che la questione curda era diventata ancor pi complicata.

    Pensando ai loro interessi, le nuove potenze imperialiste ri-tennero pi vantaggioso cercare la collaborazione del sultano edei funzionari imperiali per poterseli fare alleati, piuttosto chesbriciolare lImpero Ottomano con conseguenze imprevedibili.Un tale approccio avrebbe dovuto rendere pi facile il control-lo della regione e delle popolazioni che la abitavano. Era un

    metodo molto usato dallImpero Britannico, entrato nei libridi storia come strategia del divide et impera. In questo modoil dominio ottomano continu per un altro secolo. Francia eGermania avevano strategie simili e gli attriti tra di loro noninfluenzarono lequilibrio di poteri in Medio Oriente.

    Per la conservazione del potere imperiale particolare at-tenzione venne riservata ai gruppi etnici cristiani. Se da un

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    lato il colonialismo occidentale fingeva di proteggere i GrecidellAnatolia, gli Armeni e gli Aramei, dallaltro li incitava aribellarsi contro il potere centrale, che rispondeva con campa-gne massicce di repressione, alle quali le potenze occidentaliassistevano passivamente. Questa politica fin col mettere lenazioni del Medio Oriente le une contro le altre. Ancora unavolta i Curdi erano solo pedine nel gioco di interessi stranieri.In passato laristocrazia curda aveva collaborato con gli Arabi e

    le dinastie turche. Ora permise alle potenze straniere di usare iCurdi per i loro intrighi coloniali. Fu grazie alla collaborazionedei Curdi che gli Inglesi riuscirono nel loro interesse a legarea s i governanti turchi ed arabi preoccupati per la situazionegenerale. Dopo di che strinsero ulteriormente nelle maglie delpotere coloniale anche Armeni ed Aramei, i quali a loro vol-

    ta erano tenuti sotto pressione dai collaboratori feudali curdi.Vittime di questa politica non furono per solo il sultano tur-co, lo sci di Persia ed i governatori turchi. Loro stessi feceroun gioco simile per preservare il proprio potere e tenere a frenolingordigia delle potenze occidentali. A soffrire fu il popolo.

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    La base ideologica delloppressione coloniale e lapolitica di potere in Kurdistan

    Sia la suddivisione del Kurdistan che le forme di governo deiregimi arabo, persiano e turco fecero s che la struttura socia-le curda nelle varie regioni del Kurdistan rimanesse arretrata.Larretratezza dellorganizzazione sociale attuale dei Curdi, an-cora fermi a strutture di tipo feudale, il prodotto di questirapporti di potere. Con lavvento delle strutture di tipo capita-

    lista, dalle quali i Curdi furono in buona parte esclusi, crebbeancor pi la distanza in termini di sviluppo tra i Curdi e lesociet egemoniche arabe, turche e persiane. Le strutture dipotere di tipo feudale si mescolarono con le strutture di po-tere borghese-capitalista e questo favor la conservazione deldominio delle rispettive nazioni. Sebbene queste strutture di-

    pendessero dallimperialismo, furono in grado di crearsi le pro-prie economie nazionali, sviluppare ulteriormente le proprieculture e stabilizzare le proprie strutture statali. Nel campodella scienza e della tecnologia si cre unelite nazionale checostrinse tutti gli altri gruppi etnici presenti nelle varie nazionia parlare la sua lingua. Con laiuto di una politica interna ed

    estera di tipo nazionalistico, formarono una classe dominantenazionale che pensava di avere un potere egemonico nei con-fronti degli agli altri gruppi etnici. Polizia ed esercito venneroincrementati e rafforzati per poter piegare la resistenza dellepopolazioni. I Curdi non furono in grado di opporsi a questasituazione poich risentivano ancora delleffetto degli intrighiimperialisti nei loro confronti. Si trovarono a doversi confron-

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    tare con lo sciovinismo nazionalistico aggressivo degli stati chedetenevano il potere in Kurdistan, potere la cui legittimazioneera fondata su costruzioni ideologiche avventurose.

    Negazione ed Abnegazione

    Le potenze egemoniche (vale a dire Turchia, Iran, Iraq e Siria)negarono ai Curdi lesistenza come gruppo etnico. In similicircostanze far riferimento alle proprie radici curde era molto

    pericoloso per i Curdi. Chi lo faceva comunque, non potevacontare neppure sul sostegno del proprio gruppo etnico. Permolti Curdi dichiarare apertamente la propria origine e culturasignific lesclusione da tutti i rapporti economici e sociali. Eper questo che molti Curdi arrivarono a negare o tacere le pro-prie origini etniche, mentre i relativi regimi facevano sistemati-

    camente pressioni in tal senso. Questa strategia della negazioneprodusse molte assurdit. Per il regime arabo la questione cur-da non esisteva. Era sicuro di averla risolta con lislamizzazioneforzata. LIslam era lunica nazione. E questa nazione era araba.

    I Persiani si spinsero oltre considerando i Curdi un sotto-gruppo etnico dei Persiani. In questo modo ai Curdi erano ga-

    rantiti tutti i diritti in modo naturale. I Curdi che invece riven-dicavano i loro diritti restando fedeli alla propria identit etnica,erano considerati persone che gettavano fango sulla loro nazio-ne e che quindi meritavano un trattamento di conseguenza.

    Il regime turco rivendicava la propria supremazia sui Curdibasandosi su presunte campagne di conquista in Anatolia mille

    anni prima, dove non esistevano altri popoli. Quindi Curdo eKurdistan sono non-parole, non esistono. Anzi secondo lide-ologia ufficiale non permesso loro di esistere. Luso di questeparole equivale ad un atto di terrorismo ed punito di conse-guenza.

    Nonostante tutte queste costruzioni ideologiche: i Curdisono uno dei pi antichi gruppi etnici autoctoni della regione.

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    Assimilazione

    Le potenze egemoniche spesso usano lo strumento dellassi-milazione quando devono confrontarsi con gruppi etnici ri-belli. Lingua e cultura sono portatrici di resistenza potenzialee devono quindi essere annichilite con lassimilazione. Vie-tare la lingua madre e rafforzare luso di una lingua stranierasono strumenti estremamente efficaci. Chi non pi capacedi parlare la propria lingua madre, non ne custodir pi le pe-

    culiarit fondate su fattori etnici, geografici e culturali. Senzalelemento unificante della lingua, sparir anche laspetto uni-ficante del pensiero collettivo. Senza questa base comune, i le-gami collettivi e le relazioni interdipendenti interne al gruppoetnico si spezzano e vanno perduti. Di conseguenza la linguae la cultura egemoniche guadagnano terreno in un ambiente

    etnico e linguistico conquistato. Luso forzato della lingua ege-monica ha come risultato lavvizzirsi della lingua madre fino arenderla insignificante. Il che avviene ancor pi velocemente sela lingua madre non una lingua letteraria, come il Curdo ap-punto. La strategia dellassimilazione non si limita alluso dellalingua, ma viene applicata in tutti i settori pubblici e sociali

    controllati dallo stato.Il Kurdistan spesso stato teatro di tentativi di assimilazioneculturale da parte di potenze straniere egemoniche. Gli ultimicentanni della sua storia per sono stati i pi distruttivi. Lacreazione delle strutture moderne dello stato-nazione nei paesiegemonici e la creazione in Kurdistan di un sistema di domi-

    nio di tipo coloniale hanno aggravato i tentativi di assimilazio-ne indirizzati verso la lingua e la cultura curde.Come prima il persiano e larabo, ora anche il turco diventacon la forza una lingua egemonica. Mentre i Curdi nellan-tichit e fino allepoca moderna erano riusciti a preservare laloro lingua e cultura, ora venivano costretti ad arretrare da trelingue e culture egemoniche che avevano a loro disposizione

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    tutti i tipi di mezzi di comunicazione moderni. Le canzonitradizionali e la letteratura curde furono vietate, mettendo arepentaglio in questo modo lesistenza di una lingua che inpassato aveva prodotto molte opere letterarie. La lingua e lacultura curde furono dichiarate elementi sovversivi. Linsegna-mento della lingua madre fu vietato. Le uniche lingue con-sentite nel sistema scolastico erano le lingue egemoniche, leuniche quindi impiegate per insegnare le conquiste della mo-

    dernit.Gli stati-nazione turco, arabo e persiano perseguirono unapolitica di assimilazione sistematica con limpiego di diversistrumenti repressivi sia sul piano istituzionale che sociale negando ogni legittimit alla lingua e cultura curde. Solo lalingua e la cultura egemoniche potevano sopravvivere.

    Religione e nazionalismo

    Legemonia per mantenere la supremazia ricorre anche allusodella religione e del nazionalismo. In tutte le regioni del Kurdi-stan lIslam una religione di stato, usata dai poteri egemonicicome strumento per il controllo della popolazione. Nonostan-

    te questi regimi sostengano apertamente il secolarismo, chia-ro lintreccio tra istituzioni politiche e religiose. Mentre in Iran al potere un regime apertamente teocratico, negli altri paesivige una celata strumentalizzazione della religione in favore de-gli interessi politici. E cos le autorit religiose dello stato tur-co hanno alle loro dipendenze centinaia di migliaia di imam.

    Neppure lIran possiede un tale esercito di leader religiosi. Lescuole religiose sono sotto il diretto controllo dello stato.Le scuole coraniche e gli istituti e facolt teologiche annovera-no quasi mezzo milione di dipendenti. Tutto ci fa sembrareassurdo il postulato costituzionale del secolarismo, che piut-tosto una sorta di placebo.Laddove queste idee incontrano la politica attiva producono

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    situazioni caotiche. Durante il governo del Partito Democrati-co (DP) e del Partito delle Giustizia (AP) la religione di statofu politicizzata apertamente. I colpi di stato militari del marzo e del settembre modificarono la struttura ideologi-ca turca, ridefinendo il ruolo della religione. Ci diede avvioad une re-islamizzazione della repubblica turca, similmente aquanto era avvenuto in Iran dopo la presa del potere da partedi Khomeini nel , sebbene non in maniera cos radicale.

    Nel sal al potere il Partito della Giustizia e dello Svilup-po (AKP) e con esso, per la prima volta, gli ideologi islamici.La vittoria delle elezioni non fu un caso, ma il risultato di unapolitica religiosa di lungo respiro dello stato turco.

    Nazionalismo borghese

    Un altro strumento ideologico nelle mani dei poteri egemo-nici il nazionalismo della classe media. Questa ideologia nelIX e nel XX secolo divenne lideologia dominante degli stati-nazione, sulla cui base le classi borghesi procedettero controgli interessi dei lavoratori e le aspirazioni del socialismo reale.Il nazionalismo emerse infine come il risultato logico di uno

    stato-nazione dai tratti quasi religiosi.Il nazionalismo turco nacque dopo il nel tentativo diarrestare la caduta dellImpero Ottomano, della quale gi sene intravedevano i segni. I primi nazionalisti turchi furonooriginariamente dei giuristi. Pi tardi si rivoltarono contro ilsultanato di Abdulhamid II diventando sempre pi radicali. Il

    nazionalismo del movimento dei Giovani Turchi trov la suaespressione nel Comitato per lunit ed il progresso, impe-gnato per una riforma costituzionale dello stato e risoluto aprendere il potere nellimpero. Un altro obiettivo dichiaratoapertamente era il rafforzamento dellimpero, debole esterna-mente e minacciato internamente dalla decadenza, attraversouna sua modernizzazione sistematica, sia sul piano politico,

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    Identit curda e resistenza curda

    Il processo di identificazione dei Curdi come nazione e popolo avvenuto relativamente tardi. Anche se nelle rivolte del IX se-colo cera gi una prima ricerca del riconoscimento dellidenti-t curda, questa non andava oltre lopposizione al sultanato edal ruolo dello sci. Non cerano idee su stili di vita alternativi.Riconoscere lidentit curda implicava la creazione di un regno

    curdo sul modello dei sultanati tradizionali. Per molto tempoancora i Curdi sarebbero stati ben lontani dallidentificarsi conuna nazione.

    Soltanto nella seconda met del XX secolo lidea di uniden-tit curda inizi a svilupparsi nellambito di dibattiti intellet-tuali, soprattutto come tendenza della sinistra turca. A questa

    tendenza mancava per la capacit intellettuale di superare lavisione tradizionale di unidentit curda associata allordine tri-bale ed allo sceiccato. Sia i partiti comunisti che si appoggiava-no al socialismo reale che i partiti liberali e feudali erano benlungi dallidea di una nazione curda o dallidea dei Curdi comegruppo etnico. Soltanto il movimento studentesco degli anni

    , posizionato nellarea di sinistra, fu in grado di contribui-re in maniera sostanziale alla presa di coscienza circa lesistenzadi unidentit curda.

    Il processo di identificazione etnica si svilupp nella re-lazione conflittuale tra la concezione nazionale turca di tiposciovinista e la concezione nazionale curda di tipo feudale. Sidoveva confrontare da un lato con legemonia ideologica del

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    sistema, che spesso appariva in vesti di sinistra, e dallaltro conlaristocrazia curda, che tradizionalmente operava col sistema.Liberarsi da questi vincoli sociali, politici ed ideologici non erafacile. Richiedeva sia capacit intellettuali che un lavoro orga-nizzativo pratico. Tutto ci port direttamente alla resistenza.

    Sono passati pi di anni dagli inizi degli anni , daglialbori cio dei tentativi di emancipazione da parte dei Curdi.Questo lasso di tempo non solo ha chiarito le idee ai Curdi cir-

    ca la loro identit ed offerto nuovi approcci per una soluzionedella questione curda, ma ha anche messo in evidenza comenel lungo termine non sia possibile reprimere con la forza iCurdi e la loro emancipazione. Nessun sistema pu sopravvi-vere a lungo se cerca di trasformare le contraddizioni socialiinterne con la violenza. I tentativi di emancipazione dei Curdi

    dimostrano anche che un popolo non pu svilupparsi se nonriconquista la propria dignit sociale.

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    Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK)

    Breve storia delle origini del PKKNellaprile del sei persone si riunirono per formare unor-ganizzazione politica curda indipendente. Partivano dallipote-si che il Kurdistan fosse una colonia in senso classico, dove allapopolazione era vietato con la forza il diritto allauto-determi-nazione. Il loro primo obiettivo era cambiare questo stato di

    cose. Questa riunione pu essere considerata il momento dellanascita di un nuovo movimento curdo.

    Col passare degli anni il gruppo trov nuovi seguaci che loaiutarono a diffondere le sue idee tra la popolazione rurale delKurdistan. I simpatizzanti di questo gruppo si scontraronosempre pi con le forze di sicurezza turche, con appartenenti

    tribali armati dellaristocrazia curda e gruppi politici rivali, cheattaccavano violentemente il giovane movimento. Il Partitodei Lavoratori del Kurdistan (PKK) fu fondato il novembre in un piccolo villaggio vicino a Diyarbakir. Alla riunio-ne di fondazione parteciparono ventidue esponenti del movi-mento al fine di creare per il movimento stesso delle strutture

    pi professionali. Il movimento non sarebbe sopravissuto inun ambiente urbano, quindi focalizzarono le loro attivit nelleregioni rurali del Kurdistan.

    Le autorit turche reagirono duramente ai tentativi di pro-paganda del PKK. Seguirono arresti e scontri armati con per-dite da entrambe le parti. La situazione in Turchia stava co-munque giungendo al culmine e nel erano gi visibili i

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    primi segnali dellimminente colpo di stato militare. Comerisposta il PKK inizi a ritirarsi dalla Turchia sulle montagne oin altri stati del Medio Oriente. In Turchia rimasero solo pochiattivisti e questo assicur la sopravvivenza del PKK. Il set-tembre del i militari turchi rovesciarono il governo civilee presero il potere. Molti esponenti del PKK che erano rimastiin Turchia furono arrestati dalla giunta militare.

    In una situazione simile il PKK fu costretto a prendere una

    decisione: diventare unorganizzazione in esilio o un modernomovimento di liberazione nazionale. Dopo una breve fase diriorganizzazione la maggioranza dei membri del PKK ritornin Kurdistan e si diede alla resistenza armata contro la giuntafascista. Gli attacchi alle strutture militari ad Eruh e Semdilidel agosto segnarono ufficialmente linizio della resi-

    stenza armata. Nonostante alcuni errori, era stato fatto un pri-mo passo verso la creazione di un movimento di liberazionenazionale.

    Inizialmente le autorit turche - Turgut Ozal era appena sta-to eletto primo ministro - cercarono di minimizzare linciden-te. La propaganda di stato definiva la guerriglia un manipolo

    di banditi, il che rende lidea della mentalit dei responsabilidi allora. Un approccio politico al conflitto era impensabile.Gli scontri si trasformarono in una guerra che caus numerosevittime da entrambe le parti.

    Soltanto negli anni la situazione parve sbloccarsi un poe lo stato sembrava pronto per una soluzione politica. Turgut

    Ozal e Suleyman Demirel, allora presidente, rilasciarono di-chiarazioni secondo le quali si poteva pensare ad un ricono-scimento dellidentit curda, risvegliando la speranza in unafine precoce del conflitto. Il PKK cerc di rafforzare questoprocesso proclamando nel un cessate il fuoco.

    Con la morte improvvisa di Turgut Ozal questo processo fuprivato di uno dei suoi protagonisti pi importanti. Cerano

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    per anche altri ostacoli. Alcuni irriducibili del PKK continua-rono la lotta armata; la situazione della classe dirigente dellostato turco era difficile e segnata dal conflitto di interessi; lat-teggiamento dei leader curdi iracheni Talabani e Barzani nonaiutava il proseguimento del processo di pace. Fu la pi grandeopportunit per una soluzione pacifica della questione curdache mai si era presentata prima e se la fecero scappare.

    Dopodich ci fu unescalation del conflitto con grandi per-

    dite da entrambe le parti, escalation che non serv ad uscire dalvicolo cieco nel quale ci si era incagliati. Gli anni di guerra trail ed il furono anni persi. Nonostante le numerosetregue unilaterali proclamate dal PKK, lo stato turco persistevain una soluzione militare. Anche il cessate il fuoco del rimase senza risposta, anzi fu la causa di uno scontro militare

    tra la Turchia e la Siria che port i paesi sullorlo di una guerra.Nel andai in Europa come presidente del PKK per pro-

    muovere una soluzione politica. Lodissea che ne segu bennota. Fui rapito dal Kenia grazie ad unalleanza tra servizi se-greti e portato in Turchia in violazione del diritto internazio-nale. In seguito al mio rapimento tutti si aspettavano unesca-

    lation del conflitto. Il processo sullisola-prigione turca diImrali segn invece una svolta decisiva nel conflitto, offrendonuove prospettive per una soluzione politica. Allo stesso tempoquesta svolta determin un nuovo orientamento ideologico epolitico del PKK, al quale avevo gi lavorato prima del miorapimento. Ci fu una vera e propria frattura politica ed ideolo-

    gica. Quali furono quindi le reali motivazioni?

    Principali critiche

    Il mio rapimento fu sicuramente un duro colpo per il PKK,ma non la causa della sua frattura ideologica e politica. Il PKKera stato concepito come un partito con una struttura gerar-chica di tipo statale, simile a quella di altri partiti. Una strut-

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    tura che era per in contraddizione dialettica con i principidi democrazia, libert e uguaglianza. Una contraddizione diprincipio che riguardava tutti i partiti, indipendentemente dal-la loro filosofia. Sebbene il PKK avesse una visione indirizzataverso la libert, non eravamo stati capaci di liberare il nostropensiero dalle strutture gerarchiche.

    Unaltra delle contraddizioni principali stava nella ricercada parte del PKK del potere politico istituzionale, sul quale

    il partito si era formato ed allineato. Una struttura orientatasecondo il potere istituzionale era per in conflitto con quel-la democratizzazione della societ alla quale il PKK dichiaravaapertamente di aspirare. Gli attivisti di un qualsiasi partito diquesto genere tendono a orientarsi secondo i loro superiori,piuttosto che secondo la societ, oppure in alcuni casi aspirano

    ad occuparne le stessa posizione.Tutte e tre le grandi correnti ideologiche fondate su una

    concezione emancipatrice della societ si trovarono di fronte aquesta contraddizione. Quando il socialismo reale e la demo-crazia sociale, come pure i movimenti di liberazione nazionale,cercarono di formulare dei concetti di societ che andassero

    oltre il capitalismo, non riuscirono a liberarsi dai legami ideo-logici del sistema capitalista. Presto divennero loro stessi pila-stri del sistema capitalista, per il semplice fatto che cercaronoil potere politico istituzionale, piuttosto che focalizzare la loroattenzione sulla democratizzazione della societ.

    Unaltra grande contraddizione fu il valore dato alla guer-

    ra nel pensiero ideologico e politico del PKK. Guerra intesacome la continuazione della politica, pur con mezzi diversi, ecome strumento strategico.

    Ci era apertamente in contraddizione con la percezione dinoi stessi come movimento che combatteva per la liberazionedella societ, in base alla quale luso della forza armata giu-stificabile solo ai fini dellauto-difesa. Tutto quanto va oltre

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    in aperto contrasto con lapproccio sociale di tipo emancipato-re professato dal PKK, dato che tutti i regimi oppressivi dellastoria erano stati fondati sulla guerra o avevano strutturato leloro istituzioni secondo una logica bellica. Il PKK credeva chela lotta armata fosse sufficiente per conquistare quei diritti cheerano stati negati ai Curdi. Una tale concezione deterministicadella guerra non n socialista, n democratica, anche se ilPKK si considerava un partito democratico. Un partito vera-

    mente socialista non si ispira ad una struttura o gerarchia ditipo statale, n aspira al potere politico istituzionale, alla cuibase troviamo la protezione degli interessi e del potere con ilricorso alla guerra.

    La presunta sconfitta del PKK, che le autorit turche crede-vano di aver ottenuto con la mia deportazione in Turchia, fu

    alla fine un motivo sufficiente per esaminare in modo critico eaperto le ragioni che avevano impedito al nostro movimentodi liberazione di fare ulteriori progressi. La frattura ideologicae politica subita dal PKK trasform la presunta sconfitta in unpunto di passaggio verso nuovi orizzonti.

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    Nuovi approcci strategici, filosofici e politici delmovimento di liberazione curdo

    Non possibile in questo saggio trattare in maniera esaustiva iprincipali elementi strategici ideologici, filosofici e politici allabase del processo di cambiamento. Possiamo per riassumernei punti fondamentali:

    I nuovi approcci filosofici, politici ed etici ai quali si ispira il

    PKK di nuovo orientamento trovano unespressione adeguatanel cosiddetto socialismo democratico. Dal diritto allauto-determinazione dei popoli il PKK nonderiva la creazione di uno stato-nazione curdo, ma conside-ra questo diritto la base per la creazione di giovani democra-zie, senza cercare nuovi confini politici. E compito del PKK

    convincere la societ curda ad accettare questa idea. Ci valeanche per il dialogo con gli stati egemonici che esercitano ilpotere in Kurdistan, che deve essere il punto di partenza per lasoluzione delle questioni aperte. Gli stati attualmente esistenti necessitano di riforme demo-cratiche che vadano ben oltre un falso attaccamento servile alla

    democrazia. Non in ogni caso realistico pensare ad unimme-diata abolizione dello stato, il che non significa che dobbiamoaccettarlo per quello che . La struttura dello stato classico colsuo atteggiamento di potenza dispotica inaccettabile. Lo sta-to istituzionale necessita di cambiamenti in senso democratico.Alla fine di questo processo dovrebbe esserci uno stato snellocome istituzione politica, che svolga le sue funzioni soltanto

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    nel campo della sicurezza in generale e della fornitura dei servi-zi sociali. Una tale concezione dello stato, che dovrebbe essereconsiderato unautorit sociale, non ha niente a che vedere colcarattere autoritario dello stato classico. Il movimento di liberazione curdo si sta adoperando perun sistema di auto-organizzazione democratica della societ inKurdistan di tipo confederale. Il confederalismo democratico da intendersi come un modello di coordinamento per una na-

    zione democratica. Fornisce cio una struttura allinterno dellaquale minoranze, comunit religiose, gruppi culturali, gruppilegati specificatamente al genere ed altri gruppi sociali, soloper fare alcuni esempi, possono organizzarsi autonomamente.Questo modello pu anche essere considerato una forma di or-ganizzazione per nazioni e culture democratiche. Il processo di

    democratizzazione in Kurdistan non si limita soltanto ad unaquestione di forma, ma piuttosto un ampio progetto socialeche mira alla sovranit economica, sociale e politica di tutti glistrati della societ. Promuove la costruzione delle istituzioninecessarie a tal fine e crea gli strumenti per lauto-governo edil controllo democratici. E un processo permanente e a lungo

    termine. In questo contesto le elezioni non sono lunico stru-mento. Si tratta piuttosto di un processo politico dinamico chenecessita dellintervento diretto dellautorit sovrana, cio delpopolo, coinvolto direttamente nei processi decisionali dellasociet. Questo progetto si fonda sullauto-governo delle co-munit locali ed organizzato sotto forma di consigli aperti,

    consigli comunali, parlamenti locali e congressi allargati. Auto-ri di questo tipo di auto-governo sono gli stessi cittadini, e nonle autorit statali. Il principio dellauto-governo federale nonha restrizioni. Pu continuare anche oltre i confini per crea-re delle strutture democratiche multinazionali. Il federalismodemocratico preferisce gerarchie piatte, nelle quali i processidecisionali e le risoluzioni finali sono lasciati alle comunit.

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    Il modello fin qui descritto pu essere definito anche comeun auto-governo autonomo democratico dove i diritti sovra-ni legati allo stato sono limitati. Un simile modello permetteunapplicazione di valori fondamentali, quali libert e ugua-glianza, pi adeguata rispetto ai modelli amministrativi tradi-zionali. Non deve limitarsi alla Turchia, ma si pu applicareanche ad altre regioni del Kurdistan. Allo stesso tempo unmodello che ben si adatta alla costruzione di strutture ammini-

    strative di tipo federale in tute le zone dinsediamento curdo inSiria, Turchia, Iraq ed Iran. Si possono in questo modo costru-ire delle strutture confederali in tutte le regioni del Kurdistansenza dover mettere in discussione i confini esistenti. Il declino del socialismo reale fu anche il risultato di comei paesi socialisti usarono il potere, sia internamente che nelle

    relazioni con le nazioni estere, come pure del fatto che nonseppero riconoscere limportanza della questione femminile.Donne e potere sembrano essere due categorie contradditto-rie. Il socialismo reale consider la questione dei diritti delledonne un tema di secondaria importanza, che si sarebbe co-munque risolto da solo una volta risolti tutti gli altri problemi

    economici e sociali. Possiamo considerare le donne una classeed una nazione oppresse, oppure il sesso oppresso. Finch lalibert ed il trattamento egualitario delle donne non sarannodiscussi in un contesto storico e sociale, finch cio non se neindividuer una teoria adeguata, non ci sar neppure una pra-tica adeguata. Quindi la liberazione delle donne deve occupare

    una posizione strategica centrale nella lotta democratica per lalibert in Kurdistan. Oggi la democratizzazione della politica una delle sfidepi urgenti. Per una politica democratica ci vogliono per par-titi democratici. Finch i partiti e le istituzioni legate ai partitinon si dedicheranno agli interessi della societ, piuttosto chead eseguire gli ordini dello stato, la democratizzazione della

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    politica sar un obiettivo difficilmente raggiungibile. In Tur-chia i partiti non sono altro che strumenti di propaganda dellostato che godono del sostentamento pubblico. La loro trasfor-mazione in partiti dediti esclusivamente agli interessi della so-ciet e la creazione della relativa base giuridica necessaria, sa-rebbero una parte importante di una riforma politica. Fondaredei partiti che abbiano la parola Kurdistan nel loro nome ancora un atto criminale. I partiti indipendenti vengono an-

    cora ostacolati in molti modi. I partiti e le coalizioni legati alKurdistan sono al servizio della democratizzazione finch nonparlano di separatismo o ricorrono alluso della forza. Uno dei pi grandi ostacoli sulla via della democratizzazio-ne il diffuso spirito di sudditanza, sia a livello individualeche istituzionale, che pu essere superato soltanto creando la

    consapevolezza della democrazia in tutti gli strati della societ.Tutti i cittadini devono essere invitati ad operare attivamenteper la democrazia. Per i Curdi ci significa costruire strutturedemocratiche in tutte le regioni del Kurdistan e laddove vi sia-no comunit curde che promuovono la partecipazione attivanella vita politica della comunit. Devono essere invitate a par-

    tecipare anche le minoranze che vivono in Kurdistan. Si devedare massima priorit allo sviluppo di strutture democratichedi base ed al corrispondente approccio pratico. Strutture dibase che devono essere considerate obbligatorie, anche laddovesi violano i basilari principi democratici e giuridici, come inMedio Oriente.

    La politica ha bisogno di mezzi di comunicazione indipen-denti, senza i quali le strutture statali non possono svilupparealcun tipo di sensibilit verso il tema della democrazia. N sarpossibile portare la democrazia nella politica. La libert din-formazione non solo un diritto dellindividuo, ma ha ancheuna dimensione collettiva. Mezzi di comunicazione indipen-denti hanno anche un mandato di tipo sociale e la loro comu-

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    nicazione col pubblico deve essere caratterizzata da equilibriodemocratico. Istituzioni feudali quali trib, sceiccati e sette, lasciti delMedioevo, sono ostacoli alla democratizzazione, al pari delleistituzioni degli stati nazionali classici, e devono essere solleci-tate con i giusti metodi al cambiamento democratico. Il supe-ramento di queste istituzioni parassitarie quindi prioritario. Si deve garantire il diritto allinsegnamento della lingua

    madre. Anche se le autorit non promuovono questo tipo diistruzione, non devono ostacolare i tentativi della societ civiledi creare istituzioni che offrano linsegnamento della lingua edella cultura curde. Il sistema sanitario deve essere garantito siadallo stato che dalla societ civile. Un modello di societ ecologico essenzialmente socialista.

    Soltanto col passaggio da una societ classista alienata e fonda-ta sul despotismo a una societ socialista si potr raggiungereil traguardo di un equilibrio ecologico nella natura e nella so-ciet. Sperare nella conservazione dellambiente in un sistemacapitalista sarebbe unillusione, dato che questo sistema svolgeil ruolo del protagonista nella devastazione dellambiente. Nel

    processo di cambiamento sociale si deve quindi prestare unaparticolare attenzione alla protezione dellambiente. La soluzione della questione curda da ricercarsi nellam-bito della democratizzazione di quelle nazioni che esercitanoun potere egemonico sulle diverse zone del Kurdistan. Proces-so che non deve per limitarsi a queste nazioni, ma estendersi

    piuttosto in tutto il Medio Oriente. La libert del Kurdistan strettamente legata alla democratizzazione del Medio Oriente.Un Kurdistan libero possibile soltanto in un Kurdistan de-mocratico. La libert di espressione e decisione individuale inaliena-bile. Nessuna nazione, nessuno stato, nessuna societ ha il di-ritto di limitare questa libert, indipendentemente dai motivi

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    che potrebbe addurre. Senza la libert dellindividuo non clibert per la societ, cos come la libert dellindividuo im-possibile se la societ non libera.Di fondamentale importanza per il processo di liberazione del-la nazione unequa redistribuzione delle risorse economicheattualmente in possesso dello stato. I beni economici non de-vono diventare uno strumento nelle mani dello stato per eser-citare pressione sulla popolazione. Le risorse economiche non

    sono di propriet dello stato, ma della societ. Uneconomia vicina al popolo dovrebbe fondarsi sulla redi-stribuzione ed avere come obiettivo il bene comune, piuttostoche esclusivamente laccumulo di plusvalore e laumento delvolume daffari. Le strutture economiche locali qui non solodanneggiano la societ, ma anche lambiente. Uno dei motivi

    principali del declino della societ da ricercarsi negli effettidei mercati finanziari locali. La produzione artificiale di biso-gni, la ricerca sempre pi avventurosa di nuovi mercati e la seteinfinita di profitti sempre pi grandi, fanno crescere costan-temente il divario tra ricchi e poveri, andando ad ingrossarelesercito di chi vive al di sotto della soglia di povert o di chi

    muore addirittura di fame. Una politica economica di questogenere non pi tollerabile. La pi grande sfida di una politicasocialista sta quindi nellimplementare una politica economicaalternativa che non sia orientata esclusivamente al profitto, mapiuttosto ad una giusta distribuzione delle risorse ed al soddi-sfacimento dei bisogni naturali.

    Sebbene i Curdi assegnino un grande valore alla famiglia,questa non certo ancora un luogo dove la libert abbonda.La mancanza di risorse economiche, istruzione e cure sanitarienon hanno favorito un grande sviluppo in questo senso. Lasituazione delle donne e dei bambini disastrosa e simbolo diquesto disastro luccisione per motivi donore di componentifemminili della famiglia, bersaglio di una concezione arcaica

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    dellonore che riflette la degenerazione dellintera societ. Lafrustrazione maschile determinata dalle condizioni esistentisi rivolge contro i membri pi deboli della societ: le donne.La famiglia intesa come istituzione sociale in crisi. Anche inquesto campo una soluzione possibile soltanto nellambito diuna democratizzazione generale.

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    Situazione attuale e suggerimenti per una suasoluzione

    Le relazioni tra i Curdi ed i Turchi in Turchia giocano un ruolochiave in vista di una soluzione della questione curda, rispettoalla quale il potenziale dei Curdi in Iraq, Iran e Siria soltan-to limitato e molto probabilmente per una possibile soluzionegenerale potrebbe essere solo di supporto. I Curdi in Iraq sonoun buonissimo esempio in questo senso. La struttura semi-

    statale dellautonomia curda indirettamente il risultato delleattivit intraprese a livello mondiale da Turchia, Stati Uniti edi loro alleati per denunciare il PKK come organizzazione ter-roristica. Senza il consenso di Ankara questa soluzione nonsarebbe stata possibile. Il caos causato da questa soluzione ovvio ed il risultato imprevedibile. Non neppure chiaro qua-

    le direzione prender nel lungo termine lautorit nazionalecurda di tipo feudale-liberale e che effetti avr su Iran, Siria eTurchia. C il pericolo di un allargamento del conflitto a livel-lo regionale, simile nella forma al conflitto israelo-palestinese.Uninfiammata del nazionalismo curdo potrebbe rendere ancorpi radicali i nazionalismi persiano, arabo e turco, rendendo

    ancor pi difficile una soluzione del problema.Si deve contrastare questo tipo di prospettiva con un model-lo di soluzione libero da aspirazioni nazionalistiche, che partadal riconoscimento dei confini territoriali esistenti. In cambioi vari stati dovranno riconoscere per iscritto nelle rispettive co-stituzioni lesistenza dei Curdi come popolo, garantendo loro idiritti legati alla cultura, alla lingua ed alla partecipazione po-

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    litica. Una soluzione di questo tipo sarebbe quella pi corri-spondente alle realt storiche e sociali della regione.

    Alla luce di tutto questo far pace coi Curdi sembra inevita-bile. La guerra attuale o qualsiasi altra guerra futura non po-trebbe che risolversi in una vittoria di Pirro. Si deve quindiporre fine a questa guerra, durata fin troppo. Seguire lesempiodi altri paesi nellinteresse di tutti gli stati della regione, chedevono fare i primi passi necessari.

    I Curdi chiedono solo il rispetto della loro esistenza; chie-dono libert di cultura e un sistema pienamente democratico.Una soluzione pi umana e modesta impensabile. Sudafrica,Palestina, Galles, Irlanda del Nord, Scozia e Corsica sono soloalcuni esempi che dimostrano in che modo stati moderni di-versi sono stati in grado nel corso della loro storia di risolvere

    o trattare problemi simili. Questi paragoni ci aiutano inoltre atrovare un approccio pi obiettivo ai nostri problemi.

    Il rifiuto della violenza come strumento di soluzione del-la questione curda ed il superamento, almeno in parte, dellapolitica repressiva del non-riconoscimento, sono strettamentelegati al fatto che noi sosteniamo lopzione democratica. Vie-

    tare la lingua e la cultura curde, come pure linsegnamento e letrasmissioni in curdo, di per s un atto terroristico che invitaalla violenza come risposta. E comunque vero che entrambe leparti hanno fatto uso della violenza in una misura che va benoltre la legittima autodifesa.

    Ai giorni nostri molti movimenti ricorrono a metodi ancor

    pi estremi. Noi invece abbiamo pi volte proclamato tregueunilaterali, abbiamo ritirato per molti anni dal territorio tur-co moltissimi dei nostri combattenti, il che confuta laccusadi terrorismo. I nostri sforzi per il raggiungimento della pacesono per stati ignorati nel corso degli anni e le nostre iniziati-ve sono sempre rimaste senza risposta. Ma non solo, un grup-po di politici curdi inviati come ambasciatori di pace sono stati

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    arrestati e condannati a molti anni di prigione. I nostri ten-tativi di pace sono stati mal interpretati come una debolezza.Non si possono spiegare in altro modo dichiarazioni secondole quali il PKK ed calan sarebbero praticamente finiti oppu-re che le nostre iniziative avessero soltanto un fine tattico. Diconseguenza dichiararono di dover agire in maniera un po pidura per poter distruggere il PKK ed aumentarono i loro attac-chi contro il movimento di liberazione curdo. Nessuno si chie-

    de per perch non ci siano mai riusciti? E impossibile risol-vere la questione curda con la violenza. Latteggiamento sopramenzionato contribu anche al fallimento del cessate-il-fuocoiniziato il ottobre . Su richiesta di alcuni intellettuali edalcune organizzazioni non-governative avevo esortato il PKK aquesta tregua, che ancora una volta per non venne presa sul

    serio. Si fomentarono invece il razzismo e lo sciovinismo cre-ando un clima di scontro. Non si deve inoltre dimenticare cheanche lAKP sfrutta questa situazione per appianare i propriproblemi con lelite kemalista, scendendo a compromessi conlesercito e speculando sullacuirsi del conflitto turco-curdo.Al momento il governo si limita a delle misure poco sentite

    per strappare concessioni dallUnione Europea. Sta cercandodi guadagnare tempo grazie anche alle leggi di armonizzazioneapprovate nel contesto del processo di ingresso nellUE. In re-alt queste finte-riforme non sono altro che carta straccia.

    Lacuirsi del conflitto preoccupante. Tuttavia non perderla speranza in una pace giusta, che pu diventare possibile in

    qualsiasi momento.Alla societ turca offro una soluzione semplice. Chiediamouna nazione democratica. Non siamo contrari n allo statounitario, n alla repubblica. Accettiamo la repubblica, la suastruttura unitaria ed il laicismo, ma crediamo che debba essereridefinita come uno stato democratico che rispetti i popoli, leculture ed i diritti. Su questa base i Curdi devono essere liberi

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    di organizzarsi in modo tale da poter vivere la propria linguae cultura e da potersi sviluppare economicamente ed ecologi-camente. Curdi, Turchi ed altre culture potrebbero cos vivereinsieme in Turchia, sotto lo stesso tetto di una nazione demo-cratica. Ci per possibile soltanto con una costituzione de-mocratica ed una struttura giuridica avanzata che garantisca ilrispetto delle diverse culture.

    La nostra idea di nazione democratica non definita da

    bandiere e confini. La nostra idea di nazione democratica ab-braccia un modello fondato sulla democrazia, piuttosto che unmodello basato su strutture statali ed origini etniche. La Tur-chia deve definire se stessa come una nazione che comprendatutti i gruppi etnici. Un modello fondato cio sui diritti uma-ni, invece che sulla religione o la razza. La nostra idea di nazio-

    ne democratica abbraccia tutti i gruppi etnici e tutte le culture.

    Partendo da questa situazione oggettiva e da queste premesse,la soluzione che propongo si pu riassumere nei seguenti puntisalienti: la questione curda deve essere trattata essenzialmente come

    una questione di democratizzazione. Lidentit curda deveessere garantita dalla costituzione e dal sistema giuridico. Lanuova costituzione dovrebbe contenere un articolo con la se-guente formulazione: La costituzione della Repubblica dellaTurchia riconosce lesistenza e lespressione di tutte le sue cul-ture in maniera democratica. Sarebbe sufficiente cos.

    I diritti culturali e linguistici devono essere protetti dal-la legge. Non deve esserci alcuna restrizione per radio, TV estampa. I programmi in curdo o in altre lingue devono esseretrattati con le stesse regole e norme che regolano i programmiin turco. Lo stesso dicasi per le attivit culturali. Il curdo deve essere insegnato nella scuola elementare. Chivuole che i propri figli ricevano una tale istruzione, deve ave-

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    re lopportunit di mandarli in una scuola di questo tipo. Lascuola secondaria deve offrire corsi opzionali di cultura, linguae letteratura curda. Le universit devono poter aprire istituti dilingua, letteratura, cultura e storia curde. Non si deve limitare la libert di espressione ed organizza-zione. Le attivit politiche non devono essere limitate o regola-mentate dallo stato. Questo deve essere valido anche nellam-bito della questione curda, senza restrizione alcuna.

    E necessaria una riforma democratica delle leggi relative aipartiti ed alle elezioni. Leggi che dovranno garantire la parte-cipazione del popolo curdo e di altri gruppi democratici nelprocesso decisionale democratico. Si devono sciogliere il sistema dei guardiani del villaggio e lereti illegali interne alle strutture statali.

    Non si deve ostacolare il ritorno nei propri villaggi della po-polazione scacciata con la forza durante la guerra. Si devono a talfine prendere le necessarie misure amministrative, legali, econo-miche e sociali. Si deve inoltre avviare un programma di sviluppoeconomico per aiutare la popolazione curda a guadagnarsi il ne-cessario per vivere e migliorare il proprio tenore di vita.

    E necessario approvare una legge per la pace sociale e lapartecipazione democratica, che permetta ai membri dellaguerriglia, ai prigionieri ed a coloro che si trovano in esilio dipartecipare alla vita pubblica senza preclusione alcuna.

    Si devono inoltre discutere misure immediate in vista di una

    soluzione, oltre a formulare ed attuare un piano di azione de-mocratica. Per una riconciliazione allinterno della societ sarnecessario istituire commissioni di verit e giustizia. Entrambele parti dovranno ricercare i propri errori e discuterne pubbli-camente. E il solo modo possibile per giungere ad una ricon-ciliazione della societ.

    Nel momento in cui stati o organizzazioni non riescono pi

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    a fare alcun progresso, gli intellettuali possono servire da me-diatori. Il Sudafrica, lIrlanda del Nord e la Sierra Leone hannofatto esperienze positive con questo modello. Potrebbero farela parte degli arbitri ed aiutare entrambe le parti a muoversinella direzione di una giusta pace. Le commissioni possono in-cludere intellettuali, avvocati, fisici o scienziati. Quando giun-ger il giorno in cui deporremo le armi, lo faremo solo nellemani di una commissione di questo tipo, a patto che sia una

    commissione il cui fine sia la giustizia.Perch dovremmo consegnare le armi senza la prospettiva

    della giustizia? Linizio di un processo simile dipende anchedalla buona volont e dal dialogo. Se infatti ci dovesse essereun dialogo, potremmo avviare un processo simile allultimatregua illimitata.

    Da parte mia sono pronto a fare tutto il possibile. Il governodeve per dimostrare la propria volont di pace e deve pren-dere liniziativa. E questo che devono fare, se non voglionoessere i soli responsabili delle relative conseguenze.

    Se i nostri tentativi per una soluzione pacifica dovessero fal-lire od essere sacrificati alla politica di ogni giorno, alle lotte

    di potere o alla ricerca del profitto, ci sarebbe sicuramente unacuirsi del conflitto attuale la cui fine diventerebbe imprevedi-bile. Il caos che se seguirebbe non vedrebbe vincitori.

    La Turchia deve infine sviluppare la capacit di riconoscerela propria realt, la realt curda e le dinamiche globali. Unostato che nega la realt si trover infine ed inevitabilmente esso

    stesso in una crisi esistenziale.E quindi cruciale fare i primi passi che condurranno questopaese verso una pace duratura.

    Abdullah calanCarcere disolamento, Isola dImrali

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